Che cosa ha in comune un killer che pugnala senza sosta, un trauma irrisolto e Lilith, la figura enigmatica dell’astrologia? Scopriamolo insieme.
Pochi giorni fa è uscito al cinema il terzo capitolo di Terrifier, film catalogato sotto il genere horror nel sottogenere dello slasher. Genere che amo, non mi vergogno a dirlo.
Il genere slasher si compone di alcuni elementi essenziali:
un killer che uccide senza motivo apparente e commette omicidi efferati, uno dietro l’altro, servendosi di un’arma tagliente, in maniera spietata.
Una final girl: l’archetipo della final girl è una figura femminile che sopravvive al killer e spesso riesce a sconfiggerlo.
L’esoterismo e l’inconscio
L’esoterismo è la conoscenza di ciò che sta dentro, di ciò che è nascosto. Chi si interessa di esoterismo è colui che vuole andare oltre la superficie, addentrandosi in zone misteriose per illuminarle di luce, per far emergere la conoscenza. Questo concetto è simile alla psicologia, che indaga l’inconscio, il luogo dove risiedono desideri, paure, pensieri nascosti e traumi.
Ecco il punto su cui voglio concentrarmi: i traumi.
Il killer come personificazione del trauma
Così come il killer non sembra capace di fermarsi e continua a colpire, il trauma continua a manifestarsi in comportamenti disfunzionali che si ripetono. Il killer dei film slasher è proprio la personificazione del trauma non risolto che cerca di emergere e farsi riconoscere.
Come agisce nell’atto pratico? In maniera violenta, pugnalando le vittime che hanno la sfortuna di mettersi sul suo cammino. E il trauma si ripresenta insistentemente nella vita di tutti i giorni, come una ferita che non smette mai di sanguinare, quasi a volere che noi lo vediamo e lo riconosciamo.
Finché…
Finché non lo affrontiamo.
La final girl: il simbolo della resilienza
Ed è qui che entriamo nel cuore del genere slasher: la final girl. La figura centrale, accanto al killer, è la sopravvissuta, la persona che, pur attraversando la violenza, riesce a superarla. La final girl simboleggia la capacità di superare il trauma. È l’archetipo di chi, come noi, affronta il proprio dolore, si ribella e dice: “Basta, ora è troppo. La violenza finisce qui.”
Lilith e l’integrazione del trauma
Lilith, nel mito, è stata la prima donna di Adamo, la cui essenza non è mai stata riconosciuta. Astrologicamente, Lilith rappresenta quindi quella parte di noi che vogliamo tenere nascosta, una parte che non siamo pronti ad affrontare, ma che bussa per emergere. Lilith è l’inconscio, la parte nera di noi, quella che, proprio come il trauma, colpisce, “pugnala”, per farsi vedere e riconoscere.
Quando integriamo Lilith, riconoscendola, smette di avere potere su di noi. Ma non è mai una liberazione definitiva: Lilith viene integrata, diventando una parte di noi che non dobbiamo più temere.
Le final girl e l’integrazione della violenza
Le final girl, come chi affronta un trauma, non sono mai più le stesse alla fine del film. Colei che all’inizio sembrava un’innocente spettatrice, diventa una persona che ha integrato il trauma, che ha preso possesso della sua forza interiore, anche attraverso l’uso della violenza, proprio come il killer.
Le final girl non solo sopravvivono, ma crescono attraverso quella violenza, la riconoscono e la trasformano.
Il trauma e la creatività
Il trauma non se ne va mai del tutto. Tuttavia, possiamo imparare a conviverci, ad elaborarlo, forse per riutilizzarlo sotto forma di forza creatrice. Questa è la vera sfida: trasformare il dolore in qualcosa di potente. Può avvenire attraverso l’arte, la scrittura o, come nel mio caso, la spiritualità. Le pratiche che utilizzo con i cristalli sono per me uno strumento per entrare in contatto con la mia energia creativa e per trasformare le difficoltà in risorse.
Io ho appena usato i miei traumi per scrivere questo post e lasciarvi una chiave di lettura, ma voi come trasformate le difficoltà in risorse?
Un abbraccio,
Isabel